Date a Micheal Bay un budget corposo, tonnellate di computer grafica, un’autostrada trafficata e dei motori roboanti, e lui vi solleverà il mondo!
E non in senso figurato!
Transformers è un grande action movie, il vero, grande, colossale, mastodontico, abnorme, gigante blockbuster del 2007. E come tale è un SIGNOR blockbuster…
Non ci sono film Marvel, supereroi, orchi verdi, maghetti o pirati che tengano: siamo di fronte all’americanata perfetta, il massimo livello fino ad oggi possibile di blockbuster 100% entertainment. Un orgasmo di film, con una trama semplicissima, le battutine molto born in the USA, la retorica da supermarket… Ma un senso di maestosità e di esaltazione che fanno passare tutti i difetti in terzo, quarto, quinto piano.
Non si può che restare inchiodati alla poltrona, bocca spalancata e occhi in continua sollecitazione per 130 minuti davanti a camion, macchine, aereei, elicotteri, telefonini e jet che si trasformano in robot supertecnologici alti 6 piani dalla voce metallica e dai modi di fare molto terrestri.
Era tanto che non mi esaltavo così spudoratamente, che non restavo meravigliato così a lungo e non mi elettrizzavo in questa maniera. I primi 10 minuti e gli ultimi 40 sono le sequenze più belle dal punto di vista della computer graphic che io abbia mai visto su grande schermo, o forse le migliori mai realizzate.
Il livello qualitatico raggiunto dalla Industrial Light & Magic con questo film è a dir poco pazzesco, e non mi stupirei se avessero prosciugato i fondi cassa di hollywood per raggiungere quel livello di qualità.Tutto sembra reale, le trasformazioni dei robots sono credibili, e le scene di battaglia, che occupano praticamente l'80% della pellicola, sono qualcosa di sbalorditivo… E ci si ritrova a dire, nel bel mezzo del combattimento più pirotecnico mai visto: No, non può essere!
Quello che impressiona infatti non è tanto la fluidità e la velocità con cui le centinaia di dettagli che costituiscono un Transformers vengono fatte mutare, ma la dinamica delle sequenze in cui le trasformazioni sono inserite. La trasformazione è sempre un tutt’uno con l’azione, col movimento, con la telecamera in perenne movimento.
Tanto di cappello a Bay insomma, è il suo stile di regia, scene che non durano più di 5 secondi, riprese forsennate, ralenty e flou, effetto spettacolarizzante, montaggio serratissimo, movimenti di macchina vorticosi sequenze mozzafiato, spaventosi effetti sonori, una roboante, colonna sonora (ottimo soundtrack metal con Linkin Park, Smashing Pumpkins e Goo Goo Dolls).
Transformers si nasconde dietro il suo essere senza pretese, si professa il classico svago da grande schermo (ed è obbligatoria la visione al cinema , vederlo su un televisore “normale” è come non vedere nulla, e ho detto tutto) forse meglio del pur bellissimo The Island, in cui Bay aveva tentato una carta più “cerebrale” almeno nelle intenzioni, ma che non gli era stata faverovole dal punto di vista degli incassi.
Qui Bay rianima e esalta il suo ego: non solo si autocita (dopo la pioggia di asteroidi un ragazzino esclama: Caspita, questo è cento volte meglio di Armageddon!!!!), ma spinge il piede sull’accelleratore e infarcisce tutto di riferimenti, che siano musicali (l’autoradio di Bumblebee che mixa canzoni e parole di film e serie tv), cinematografici (Freddy Krueger, gli X-Men, i videogames…) o metafilmici (Spielberg, produttore esecutivo, menzionato in maniera più o meno subliminale e a più riprese tra Incontri ravvicinati del terzo tipo, il camion di Duel e soprattutto E.T. - L'Extra-Terrestre), non importa, e un po’ lo spirito bambino di zio Steven spunta qua e là (memorabili gli Autobots nel giardino del protagonista o nell’emozionante arrivo sulla terra).
Il gran finale si prolunga per dare spazio all'azione senza cali di tensione.
La "guerriglia urbana" spesso con macchina a mano è impressionante come mole di azione ed effetti: il budget di 200 milioni è stato sfruttato e si sente tutto. E' qui che tutti impazziranno, uscendo poi dalla sala con l'impressione di aver assistito a qualcosa di colossale. Si tratta di una scena veramente enorme, in cui il flusso ininterrotto gli effetti visivi e sonori stordisce: è lo spettacolo che conta, e ad ogni inquadratura si rimane stupefatti per la naturalezza defgli effetti, tra fermi immagine, grattacieli ed esplosioni.
Cast in secondo piano (i veri protagonisti sono gli effetti speciali e i robottoni, bisogna ammetterlo, e il cast passa in parte in secondo piano. Nota di merito per il bravissimo e simpatico Shia LaBeouf (sarà il figlio di Indiana Jones nel nuovo episodio in arrivo), perfetto per la sua parte e molto a suo agio nella recitazione davanti al “nulla”, più bella che brava Megan Fox (si prevedono portoni spalancati), mentre azzeccati tutti gli altri comprimari, partendo dagli strambi genitori di Shia fino a Turturro e Voight, le uniche "star" della pellicola, non troppo prese in considerazione ma sempre al posto giusto nel momento giusto, ottimi caratteristi in questo caso.
Ovviamente segnalazione di servizio per Hugo Weaving, che nella versione originale presta la voce a Optimum Prime, capo degli Autobots… Dopo la maschera di V for Vendetta un'altra bella prova teatrale.
Non credo riuscirò più a guardare un aereo, un camion, una Camaro gialla senza pensare, senza sognare, senza immaginare che quell’oggetto quotidiano, comune, che non notiamo come non noteremmo per strada potrebbe nascondere un robottone gigante, che magari fa partire una Sexual healing o una Drive per aiutarti nella conquista dell’amore…
Tranformers è il più sontuoso giocattolone della storia del cinema e il classico esempio di film che nonostante attiri subito pregiudizi, non ne merita neanche uno.
Come dice Sam e come ribadisce Optimus Prime riferendosi alla razza umana: c’è sempre qualcosa di più di quel che si vede, o come rende meglio in inglese:
More than meets the eye!
1 commento:
ma è una boyata !
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