lunedì 28 maggio 2007

Mike Bongiorno SUPERSTAR!

Girando su youtube ho riso fino alle lacrime per questi 3 filmatini che raccolgono le gag più cappotted di Mike... Muoio!!!!!

Qui le migliori:







La figura di merda della signora Livoli che si nasconde gli appunti!



AHAHAHAHAH!!!!!!!

domenica 27 maggio 2007

Film al cinema: Zodiac


Durante l'estate del 1968, nell'area di San Francisco, comincia a operare un serial killer che rivendica i propri omicidi con lettere spedite ai principali quotidiani locali. Dopo aver assunto un nome riconoscibile, Zodiac, l'assassino sfida la polizia con una serie di messaggi in codice che nessuno riesce a decifrare correttamente. Sulle sue tracce, oltre a una coppia di detective, si mettono anche un giornalista alla ricerca di scoop e un vignettista frustrato, quest'ultimo appassionato di codici ed enigmistica: la sfida è appena cominciata…

Zodiac è un thriller atipico: ispirato alle azioni di un serial killer che tenne per anni in scacco la polizia di San Francisco (ancora oggi il caso è considerato chiuso solo perché il principale imputato morì prima di essere sottoposto a processo), il film di David Fincher concentra le sue attenzioni non tanto sulla figura dell'assassino, che rimane sullo sfondo, avvolta da un'aura inquietante e misteriosa, ma su un eterogeneo gruppo di personaggi, le cui vite vengono sconvolte dalle azioni del killer.

Un gran bel film, e nonostante avessi già letto vari commenti recensioni, positive o negative, è comunque una pellicola che mi ha lasciato spiazzato.

Un thriller che diventa un film-inchiesta, la storia di un assassino/scheggia impazzita che si tramuta nel resoconto dettagliato di un indagine, scava tra le dinamiche di gruppo, unisce personaggi e situazioni nell’arco di 30 anni (il film parte nel ’69 e si conclude ai giorni nostri ), un reportage poliziesco rigoroso ma non algido, fremente e teso come una corda di violino, che mescola con sapienza le carte in tavola e affastella indizi e indagini, compulsioni, lettere e perizie, interrogatori e articoli, nuove scoperte e abbattimento delle stesse, nella spasmodica ricerca di un colpevole.

Fincher concentra gli omicidi nella prima parte (con almeno 2 sequenze “malate” che sono da togliere il respiro ) lasciando al resto l’accumulo di indizi e informazioni, insieme alla montante ossessione dei quattro protagonisti.

Ci sono gli errori, le false piste, i dubbi di una indagine vera.
I ritmi non sono quelli del thriller classico, siamo un po’ all’antitesi di Seven, come se questo fosse una sorta di visione speculare, ma appunto quello che me lo ha fatto amare è che Zodiac si prende i suoi tempi, e lo fa per raccontare fatti, per farci vivere la storia e i suoi protagonisti, introdurci in una caccia all’uomo che ha negli uffici di polizia e nella redazione del giornale i veri luoghi d’azione, che ha nella raccolta di fonti e nelle telefonate alle centrali di polizia la sua ricerca sul campo, e nei dialoghi le sue vere armi.

La ricerca della verità viene vista con diverse angolazioni: prima lo sconcerto e la curiosità dei media, quindi la paura e le contromisure della collettività, poi quasi una mitizzazione del serial killer, tutto poi affrontato intrecciando le storie dei 3 attori principali (un vignettista e un giornalista di nera del San Francisco Chronicle, e un investigaotore che nel loro indagare fremente mi hanno fatto venire in mente Tutti gli uomini del presidente), insomma tanti spaccati che Fincher riesce però a dosare bene.

Il cast è splendido, e non solo la triade dei protagonisti Ruffalo (bravo), Gyllenhall (bravissimo) e Downey Jr () ma ci sono anche Brian Cox (suo un episodio importante per la vicenda, che rimane nella mente), il grande Philip Baker Hall (il patriarca morente di Magnolia), Chloe Sevigny, Dermot Mulroney, Elias Koteas e Anthony Edward.

Da vero orgasmo visivo alcune scene, che mettono in luce il talento di Fincher e che al solo ripensarci adesso mi danno la pelle d’oca…
Il carrello laterale iniziale, la panoramica nella sequenza dell'omicidio del taxista, i codici di Zodiac che investono l’ambiente, la parte nella cantina ( ), la costruzione di un palazzo sintesi dello scorrere del tempo, il logo Warner-Paramount dei vecchi film all'inizio.

Sono questi gli indizi che poi testimoniano un'altra importante verità, Fincher è un grande regista, e con questa ultima opera, ambiziosa, lunga, imponente, impegnativa, per me vince la sua scommessa e colpisce ancora una volta il bersaglio.

Film al cinema: Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo



Tempi duri per i pirati. Un re tiranno ha ordinato che non ne resti nemmeno uno. Muoiano appiccati uomini, donne e bambini che abbiano mostrato pietà per quei filibustieri. Per contrastare l'ondata di terrore e le flotte della Compagnia delle Indie Orientali, capitanate dall'odioso Lord Beckett, non rimane che rintracciare i Nove Pirati della Fratellanza e tentare una strategia difensiva. Will, Elizabeth e il Capitan Barbossa raggiungono Singapore per procurarsi l'alleanza di Capitan Sao Feng, temibile pirata cinese col vizio del vapore. Ma si sa i pirati sono volubili e ciascuno nutre in cuor proprio un interesse personale: Will vuole uccidere Davy Jones e recuperare il padre alla vita, Elizabeth e Barbossa desiderano raggiungere Jack Sparrow ai confini del mondo, liberarlo dalla maledizione di Jones e riorganizzare con lui la Fratellanza, Lord Beckett, che ha al suo soldo l'Olandese Volante e il cuore del suo capitano, sogna di governare il mare e di spazzarlo dagli odiosi nemici. La capricciosa dea Calypso, regina degli abissi costretta in un corpo umano, deciderà le sorti dello scontro navale.



Recuperato il capitano Sparrow, accaparrato dal cattivo Jones e conservato quasi folle in un limbo bianco accecante e salato, il film di Verbinski salpa per mare eccedendo piacevolmente la misura e invadendo il racconto di battaglie spettacolari.

Solo alla fine si risolvono tutte le faccende in sospeso, e non solo Che fine ha fatto Capitan Jack, ma molte, molte e molte altre ancora! Una girandola di avvenimenti frenetici che nell'arco di 3 ore (il film dura davvero fino ai confini del mondo in pratica) sono ben incastrate e non arrabattate per "far prima" diciamo così, e per chi è rimasto piacevolmente sorpreso dal franchising non sono per niente pesanti ma anzi, sono una vera gioia per gli occhi e per l'immaginazione.

Scene spettacolari a dir poco, che surclassano di gran lunga quelle dei due precedenti capitoli... arrembaggi, cambi di strategie, granchietti a forma di sassi, vele spiegate, pirati internazionali, riunioni e divisioni, esotismo, esoterismo pure, colpi di scena e battaglie furibonde su mari in tempesta. Alberi abbattuti, cannonate assordanti, sciabole sferraglianti, abissamenti e ammaraggi scoperchiano letteralmente il mare e sguinzagliano la fantasia e il surrealismo di certe idee.

E non solo ci sono battute e scene che sono da ribaltarsi ma anche situazioni che, come Gore Verbinsky insegna, sono anche spaventose, inquietanti, "forti", penso all'inizio che mi ha lasciato senza parole (non si aspetta un incipit crudo del genere, soprattutto dopo il logo di casa Disney, o la scena del kraken.. addirittura il finale non del tutto consolatorio) o a momenti di più pathos.

Ai confini del mondo è un grande entertainment corale, ma nessun personaggio è lasciato abbozzato, alla molteplicità di personaggi il regista dedica equilibrate porzioni di attenzione, lunghe scene d'azione, effetti speciali a iosa, cura per un colpo d'occhio e considerando che si tratta di una “ciurma” caspita ce ne sono di scene e così il minutaggio della pellicola viene spiegato.

Si è rifatto allora l’erroraccio di Spiderman? Al terzo appuntamento, è accaduto qualcosa di simile: moltiplicazione di nemici, di amici, di fidanzate e persino di se stesso. A Jack Sparrow succede proprio questo, ma Gore Verbinsky si riesce a districare nella matassa degli eventi come il miglior Uomo Ragno tra i grattacieli, riesce a strafare con gusto e con ironia, non si prende sul serio e soprattutto dilata i tempi nella giusta misura, a differenza del bolso terzo capitolo dell’arrampicamuri by Sam Raimi.

Sopra tutto, sopra tutti, OLTRE, c'è un Jhonny Depp che supera se stesso, si sdoppia, si triplica, sogna, parla a ruota libera più che mai, corre, salta, comanda mille capitan Sparrow e ascolta e manda a fanculo la propria coscienza senza nessuna vergogna, istrione, traditore, compagno e chi più ne ha più ne metta. UN MITO. Ancora più macchiettistico che nei due precedenti capitoli, più dinoccolato e dandy, più fumettistico e "gommoso", Johnny Depp riesce a migliorarsi ancora una volta.

Moltissime le scene degne di nota, sopra tutte il duello con sposalizio a passo di danza e ovviamente il SUPER cameo di Keith Richards, ed è anche partito l'applauso al suo ingresso!
Ad aiutare i ragazzacci di Verbinski accorrono infatti i buoni padri, quello trapassato di Elizabeth, quello dannato di Will e quello ston(e)-ato di Jack, dispensatori di saggezza e conoscenza… ma fino ad un certo punto, ovvio!

Incredibile l'ultima mezz'ora, dove lo scontro tra la Perla Nera e l'Olandese Volante all'interno di un enorme vortice marino, sembra non smettere mai, con al suo interno situazioni paradossali di ogni tipo e con effetti speciali che sono grandiosi.
Scena migliore del film: Lord Beckett in ralenty accerchiato dai frammenti di legno della propria nave presa a cannonatte, da togliere il fiato per la sua bellezza.
Per non parlare dell'omaggio a Sergio Leone nel "faccia a faccia western" tra tutti i protagonisti della pellicola su un atollo in mezzo all'ocenao.

E’ vero, la trilogia dei pirati forma il blockbuster perfetto.

Ai confini del mondo è il capitolo più surreale, più calcato, più bambinesco, più spettacolare e più macabro dei tre film, dove i doppi giochi più vili si commentano con una battuta, le citazioni si sprecano, i cuori si trafiggono e si rimpiazzano, e la fantasia straborda e colpisce come i cannoni dei velieri.

Straconsigliato a chi ha apprezzato il primo episodio, e chi è giustamente curioso di vedere la seconda parte del Forziere Fantasma (è indubbio, fa un unico film con questo).

E mentre ancora una volta Jack sfodera il suo orgoglio pirata brindando alla prossima rotta e salpando a suo modo nell’oceano… Viene da pensare anche a noi:

Mira all'orizzonteeeeeeee!


Ps: e non muovetevi fino alla fine dei titoli di coda… La vera scena finale è lì!

venerdì 25 maggio 2007

MITO! La T-shirt spoiler!



Allora... la voglio!
La devo avereeee!

AHAHAAHAHAHHAAHAH!!!!!!!!

Grazie a Gaia per questa immagine cappotted...
L'ho già detto che la voglio?

Ahahah... Lo spoiler di The Village e del Sesto senso sono bellissimi..
Anche The Others!
Tyler Durden... ma il mejo è quello di 300...
299 die!!!!!!!! :D
Muoio! ^^

lunedì 21 maggio 2007

Film al cinema: L'uomo dell'anno



L'anchorman televisivo Tom Dobbs (Robin Williams), subissato da e-mail esultanti al momento di minacciare una candidatura alla presidenza degli Stati Uniti, decide di partecipare alla corsa alla Casa Bianca. Con un entourage capeggiato dal manager Jack Menken (Cristopher Walken), il suo cammino trionfale si scontra con la realtà e con un' irreale onestà.

Onestamente, dai trailer e dalla pubblicità mi aspettavo qualcosa di più da questo Man of the Year...

Così così...

Praticamente è diviso in due tronconi, un primo tempo spigliatissimo, divertente, pieno di battute fulminanti e cappottose... ho riso davvero tanto per certe gag e praticamente tutti i dialoghi.

Il secondo tempo invece è floscissimo, noioso, da "me cala la palpebra", cambia registro e sembra tutt'altro film, con una sorta di spy story riuscita male. Si riprende gli ultimi minuti proprio per il ritorno alla verve di Robin Williams, che ovviamente fa da mattatore (il film è datto su di lui e per lui, ovvio).

Bravo come sempre Christopher Walken, un pò sprecata Laura Linney.

Esilarante il cameo pubblicitario di Robert de Niro e Billy Crystal!

Battute da ricordare ce ne sono, questa però mi è rimasta impressa:

(parlando di star e fan) Io una volta ho gettato le mutande a Britney Spears... credevo ne avesse bisogno! Invece quando l'ho fatto a Paris, le ha usate per soffiarsi il naso!




domenica 20 maggio 2007

Film in dvd

Recuperati questi due film a noleggio, mi è andata bene, entrambi carini nel loro genere e abbastanza riusciti!

Miss Beatrix Potter era una donna inglese che aveva passato i trent'anni e alla quale la madre si era stancata di presentare inutilmente gli uomini del nobil mondo. A Beatrix non interessavano affatto, preferiva sedere nella sua stanza, acquerelli alla mano, e disegnare conigli, anatre e topolini. Questo finché non conobbe l'uomo che vide in quei disegni un'arte e lottò per pubblicarli. A lui, l'editore Norman Warne, Beatrix avrebbe promesso volentieri il suo amore, se non ci si fosse messo di mezzo il destino.Miss Potter è la biografia per immagini della vita della donna che s'impose sul mercato dei libri per bambini con personaggi oggi arcinoti quali Peter Rabbit, Jeremy Fisher e Mrs Tiggy-Winkle; una donna che, dietro l'apparenza delicata e la pressione di una famiglia conservatrice, dimostrò di possedere un'anima libera e un'invidiabile determinazione.
Un film per il quale calza a pennello l'aggettivo delizioso, che con i colori pastello e un ottimo cast (non solo la Zellweger, ma soprattutto Mc Gregor e la Watson) regala una visione piacevolissima.




Settembre 1944, Rachel Stein, giovane cantante di varietà, fugge in Olanda dalla Germania nazista. Nei territori liberati ritrova la sua famiglia per perderla subito dopo in un’imboscata tedesca. Unica sopravvissuta all’esecuzione di massa, ottiene asilo in una cellula della resistenza olandese capeggiata da Kuipers. Rachel decide di mettere la propria bellezza al servizio della resistenza, cambiando identità (sarà Ellis De Vries) e infiltrandosi nei salotti del potere. Incaricata di sedurre l’ufficiale Müntze, finisce per innamorarsene. Il sentimento che li lega non le impedisce di portare a termine la missione: il piazzamento di una microspia. Dall’altra parte della barricata, Rachel è amata da Hans Akkermans, un medico della resistenza. Una notte, durante un’irruzione, vengono uccisi numerosi partigiani. Rachel è accusata di alto tradimento ma niente è quello che sembra e nessuno è quello che dice di essere.
Un buon film di genere questo Black Book, il film che non ti aspetti da quel "burno" di Verhoeven, anche se non mancano alcune scene "carnali" tipiche del suo modo di fare cinema. Ma sono ben inserite, non patinate nè gratuite, e anche se come pellicola ci sono delle imperfezioni e qualche momento un pò stonato, direi che come tentativo storico è riuscito, soprattutto grazie ad una trama avvincente e mai noiosa. La protagonista, Carice Van Houten, è favolosa. Se poi avete amato film come Vite sospese, questo è consigliatissimo!

venerdì 11 maggio 2007

Film al cinema: Le vite degli altri


Anni 80'. Georg Dreyman, drammaturgo, e Christa-Maria Sieland, sua compagna ed attrice famosissima, si trasferiscono a Berlino Est. I due sono considerati fra i più importanti intellettuali dal regime comunista anche se non sempre sono in sintonia con le azioni intraprese dal partito. Quando il ministro della cultura, vede uno spettacolo di Christa-Maria, se ne innamora e darà l'incarico ad un suo fidato agente di seguire la coppia ed osservare i loro interessi. [...] E’ ciò che accade a Gerard Wiesler: privo di una propria esistenza soddisfacente, si appropria di quelle altrui. Se all’inizio il suo atteggiamento è quasi voyeristico, man mano che questa conoscenza unilaterale e totale, che comprende anche i momenti più intimi dell’esistenza di Georg Dreyman, si approfondisce, la posizione dell’uomo cambia, muta lo sguardo e l’angolo di percezione. La sua non è più osservazione ma partecipazione, compassione nel senso etimologico del termine, verso due destini segnati.
Visto stasera questo meraviglioso Le vite degli altri, film che ha vinto quest'anno l'Oscar come miglior film straniero soffiandolo via dal superfavorito Il labirinto del fauno (che a dispetto dell'entusiasmo generale non mi aveva conquistato).
Un vero CAPOLAVORO.
Sapevo di andare a vedere un grande film, e caspita, non è un gran film, ma un film ENORME. Ed è stato una continua rotazione di emozioni e di sentimento, di occhi sgranati, palpitazioni a mille, momenti di serenità, ansie opprimenti e liberazioni improvvise.
E' vero che mi immedesimo fin troppo nei film e mi butto a capofitto in qualsiasi pellicola, ma è talmente "strano" per un film del genere, un'opera prima (!) e con un contesto come la DDR, Repubblica Democratica Tedesca (praticamente vicino ma sconosciuto), trovarsi a sorridere con espressione un pò imambolata o mettersi una mano davanti alla bocca per la sorpresa, magari stringere il bracciolo del sediolino del cinema per la tensione. Ho fatto tutto. Incredibile.
L'inizio, la fine e il cuore. Un incipit alternato che è solo da applausi e già da pugno nello stomaco, un finale, anzi più conclusioni che sono PERFETTE nel loro ricomporre senza spiegare troppo, nelle frasi minimali che vengono pronunciate, nel silenzio delle espressioni degli attori, negli sguardi che pur non incrociandosi se non attraverso un cartellone in libreria dicono più di mille parole. Amarezza e speranza si uniscono in 15minuti di pellicola e... vabbè, non so più cosa dire.
Bella questa recensione di 35mm.it
"Le vite degli altri" è un film che sa dare voce ai sentimenti, tutti. Dall'amore al terrore, dall'amicizia all'opportunismo ma finisce col raccontare un'epoca storica recente (siamo nel 1984). Viene, così, descritto un popolo che ha imparato a vivere in funzione della paura perché la Stasi, la terribile Polizia di stato, controlla ogni singolo gesto, ogni singola parola. E tutti sanno di essere spiati. Ma se Peter Weir in "The Truman show" disegna un Grande Fratello tragicomico qui, Florian Henckel von Donnersmarck descrive un incubo senza ricorrere a sensazionalismi o a scene cruente. Non c'è sangue ma tutto può diventare colpa: da una battuta di spirito all'innocenza di un bimbo. E' la regola del gioco nella Germania della guerra fredda, del muro di Berlino. Ma non è tanto un regime politico a salire sul banco degli imputati quanto l'uomo come individuo razionale e capace di scegliere.
E lui che sa dare al male sfaccettature impensabili ed è sempre lui a piegare ai suoi desideri ogni forma di rapporto, che sa usare potere e dittature a suo vantaggio.
Sorretto da una sceneggiatura acuta ed intelligente von Donnersmark gioca sul piano della trasposizione: è la spia a soggiacere alle scelte e alle trasformazioni delle sue vittime.
Qui la sindrome di Stoccolma si rovescia ed è il capitano Gerd Wiesler (uno splendido Ulrich Muhe che Costa Gravas volle nel 2002 nel suo "Amen") a subire la forza rivoluzionaria dell'arte ed il coraggio quotidiano delle sue apparenti vittime. "La vita degli altri" è il film che non ti aspetti e non ti potresti aspettare ad un'opera prima di un neodiplomato della scuola di cinema di Monaco. Non è un film rassicurante ma ti lascia il cuore pieno di speranza perché dove tutto sembra eterno e ineluttabile nero e lì che già sta trovando spazio il cambiamento e nuova luce.
Al suo esordio nel lungometraggio, Florian Henckel-Donnersmarck s'inventa la sceneggiatura perfetta, una lenta discesa nell'animo umano dentro le prigioni di un regime, e conquista meritatamente un Oscar per il Miglior film straniero e numerosi altri riconoscimenti che rendono giustizia ad un film destinato a restare nel cuore degli spettatori. La regia è asciutta, tutta concentrata sulle interpretazioni magistrali dei protagonisti che sanno farsi trovare sempre pronti ad ogni cambio di tono, a questo continuo sovrapporsi di dramma e commedia che porta fin nel profondo dei personaggi.
"Le vite degli altri" arricchisce il filone storico della filmografia tedesca ed è il primo film ad essere girato negli archivi originali degli ex quartier generali della Stasi di Normannenstrasse a Berlino.

CULT in tv: La casa dalle finestre che ridono

Inizia ora su Rete4 un film incredibilmente bello e assolutamente imperdibile per chi ama l'horror italiano e il thriller nostrano, La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati, scritto con Maurizio Costanzo (si, proprio lui, che ai tempi faceva sceneggiature cult del genere e scriveva testi come Se telefonando di Mina). Un vero gioiello, senza se e senza ma! Uno dei miei horror preferiti.Stefano è un giovane artista che arriva in un villaggio della pianura padana con il compito di restaurare un affresco fatto dal misterioso Legnani, affresco che ritrae un inquietante San Sebastiano. Molto presto le cose iniziano a volgere per il peggio e Stefano riceve telefonate anonime che gli intimano di allontanarsi dal paese. Stefano non molla e decide di scoprire il mistero che si cela nell'affresco e nel passato di Legnani. Giungerà a scoprire un'agghiacciante verità in un finale assolutamente sorprendente.


Posto la recensione da www.exxagon.it

Insieme a Profondo Rosso il più bel horror di casa nostra.

Il primo horror di Avati, costato 150 milioni e girato in cinque settimane, è ritenuto da tutti quelli che abbiano una certa esperienza nel campo del cinema horror come uno dei capolavori dello spaghetti thriller e del cinema di paura.

La casa dalle finestre che ridono rappresenta, insieme a poche altre pellicole dello stesso periodo, la summa del cinema horror incastonato in una trama gialla, e rappresenta di certo la cigliegia sulla torta delle produzioni orrorifiche avatiane.

Il film inizia con una sequenza fra le più inquietanti che si possano immaginare (solo Argento con Profondo Rosso forse ha fatto di meglio). Ecco che poi ci ritroviamo nei territori più cari ad Avati, quelli della desolata pianura padana, una terra "solare ed amica", nota per la vita agreste, che nulla dovrebbe avere a che fare con la morte ed il mistero. Eppure tutta l'inquietudine sfocia proprio dall'idiosincrasia fra l'ambiente anti-gotico della campagna e l'inquietante mistero che monta ed avviluppa tutti gli abitanti ed il protagonista fino a giungere ad un finale da 10 e lode.

Se mai qualcuno vi rivelasse il finale prima del tempo, uccidetelo all'istante! Da vedere, da rivedere, da comperare in DVD da mostrare con orgoglio fra le chicche della vostra videoteca.

Se non vi piace questa opera di Avati le cose sono due: o siete molto giovani, oppure avete delle grosse lacune nella vostra preparazione al cinema horror. Ovviamente siete liberi di pensarla come volete; però...

FORSE TUTTI NON SANNO CHE...

  • La storia ha origine dal ritrovamento del corpo di un ... (no spoiler) effettivamente avvenuto vicino a dove abitava Avati.
  • La mano che si appoggia all'albero alla fine del film è quella di Pupi Avati.


giovedì 10 maggio 2007

Spot cappottosi!

Sono in pieno trasloco, caos e cataclisma, scatoli e viaggi... Che felicità!

In macanza di film (per il momento) vai di youtube!


Attai Paraflu!

avevo sempre paura che si prendessero a fucilate! Pauraaa!


E questa della Barilla mi metteva una tristezza infinita!

roba da Chi l'ha visto! La mamma che aspetta la bimba (minchia quanti anni potrà avere, 5?) che non torna da scuola, in una giornata di bufera con rischio alluvione e cucina allegramente, fosse successo a me chiamavano l'ispettore Rex e Parry Mason insieme alla ricerca del Dieguzzo perduto!
E poi quando mai lo scuolabus si dimentica una bambina, per di più vestita con quel tremendo impermeabile catarinfrangente? (ci scattava troppo la denuncia!)
E ancora più sconvolgente: la bimba invece di tornare al riparo in classe e far chiamare la mammina dal bidello "AAAAAh mammaaaaa veneme a prennereeee!" o di scoppiare in un pianto sconsolato, se ne zompetta felice facendo splash nelle pozzanghere e raccogliendo un gatto rognoso. E i genitori oplà se la ritrovano davanti, roba che a 5 anni non ci arrivi al giorno dopo con la broncopolmonite! Ma almeno la pasta è pronta, tutti a tavolaaaa!


Cuore di panna!!!!

ma che bei ricordi... Pubblicità così non ne fanno più!
Al massimo come musichetta ci becchiamo Daddy, daddy cool con Siffredi!
Ps: Ho sempre desiderato avere quell'enorme materassino Algida sul finale, praticamente una stazione petrolifera galleggiante in cui stare in 30-40, da denunciare alla capitaneria di porto e ormeggiare con tanto di ancora.... FIGATA!


Cucciolone, 10 morsi 10!

... che io in 10 morsi al massimo finivo la parte allo zabaione, in 10 ce la facevi mettendoti i biscottoni al malto in bocca tutti insieme!
E da considerare anche quelle simpaticissime freddure scritte sopra, della serie:
"Qual è il contrario di melodia?
Se lo tenga!"


E la fame... vola via!

giovedì 3 maggio 2007

Film al cinema: Spiderman 3



La vita è meravigliosa per Peter Parker: ama, ricambiato, Mary Jane Watson, è idolatrato dalla popolazione e dalla stampa, nessun cattivo sembra resistergli. Le cose cambiano quando da un meteorite caduto nei pressi di New York, emerge un parassita che si insinua nel suo costume: lo sgradito ospite ha la capacità di scavare nell'animo dell'eroe e di fargli mostrare il suo lato peggiore. Intanto, nuovi e vecchi nemici si dimostrano più pericolosi del previsto ed anche Mary Jane, delusa dal comportamento del "nuovo" Peter lo abbandona….Riuscirà Spiderman a sconfiggere gli avversari e riconquistare il cuore della sua amata?



Ora so che mi dovrò fare delle radiografie, una TAC, chessò, chiamare Dr. House, vedere se sono intossicato dalle cose che ho mangiato il primo maggio... Più probabilmente avevo troppe aspettative. Posso dire che Spiderman 3 è bello, ma non mi ha convinto esageratamente.
Si, secondo me ero troppo convinto di vedere una sorta di escalation, una terzo episodio che fosse superiore al secondo che appunto ho trovato superiore al primo... così non è stato.

L'emozione di ritrovare i personaggi dei primi due film c'è stata, quando sono partiti i titoli di testa ero emozionato e tra le innumerevoli scene da ricordare ce ne sono alcune (non solo grazie agli effetti speciali ma anche con bellissime scene dialogate che hanno fatto innamorare così tanti di Spidy) che si ricordano e fanno restare davvero colpiti, non solo a livello oculare.

SPOILER
Penso ai bei momenti con zia May, alla scena di Mary Jane e Harry Osbourne in cucina, alle scene con Gwen Stacy, ai siparietti comici sempre ironici di J.J. Jameson, alla perfetta comparsata dell’attore feticcio di Raimi, Bruce Campbell (La Casa 1 e 2, L’armata delle tenebre, veri cult) che si improvvisa maitre del ristorante francese più lussuoso di New York.


I cattivi: è vero, 3 villain sono troppi. Non ci volevo credere, ma è così, e gestirli tutti, soprattutto tutti di questa portata, è una vera impresa, riuscita a metà.

Bellissimo l'Uomo Sabbia, ma Venom sacrificato, così come alcuni personaggi che in teoria dovrebbero essere basilari (Gwen Stacy è in pratica una macchietta, mentre Bryce Dallas Howard per il ruolo è perfetta e un po’ di tempo in più per lei sarebbe stato tutto quanto guadagnato).

E qui iniziano poi anche i veri malcontenti dati dal confronto… Venom dovrebbe essere il doppio di Spiderman… perché allora non lo fanno parlare al plurale come nel fumetto e nel cartone animato (lui e il simbionte sono in 2, convivono e coesistono nello stesso corpo) e modificargli un pò la voce?
Perché per tre quarti di film si toglie il costume nero quando vuole… lo mette nell’armadio, e quando se lo vuole togliere...non ci riesce? Forse perché in realtà il simbionte nn è un costume ma è una sostanza che gli rimane sempre attaccata al corpo e che lui usa proprio in quanto piu comoda di un costume da mettere e togliere… cose che tra novel e cartoon erano aderenti alla fonte, qui si perdono come vogliono e vagano nella sceneggiatura.

Poi vedere Harry girare come Silver Surfer per la città… scena per altro davvero brutta, realizzata in puro stile videogame, zoomate e computer graphic evidente nei volti degli attori e negli sfondi, addirittura da mal di testa… mai successo con altre scene spettacolari di Spiderman.
Così come l’arrivo di Venom via meteorite, proprio dietro a Peter e Mary Jane che si abbracciano sospesi… mi ha ricordato una scena del pessimo La mia super ex-ragazza.

Peter – Tony Manero in dark – Parker è una scena divertente ma forse non così divertente, e alla fine sconfina nel grottesco. Per non parlare della solita bandierona americana…


Non è vero quello che si legge, nel senso che è troppo lungo, due ore e mezza ci stanno tutte e non annoia mai, ma questo si sapeva, anche se ho letto spesso il contrario in questi giorni.

Il problema è che non si raggiunge la grandezza dell’esemplare Dottor Octopus di Alfred Molina in Spiderman 2, vero villain a tutto tondo e vero film comics perfetto... Con un precedente del genere il confronto è impari.

Emanuela Martini nella sua recensione usa l'espressione più corretta: PERDE SMALTO. E' vero... Gli incassi sono stratosferici, come ovvio, ma il passaparola vedo non è dei migliori....

Oppure come dice il recensore di Castlerock.it si è rotto qualcosa, nel meccanismo finora oliato e preciso della serie cinematografica dedicata all'Uomo Ragno.

Insomma: è sempre il “nostro” amichevole Spiderman di quartiere, pathos, intreccio, effetti speciali, scene da mozzare il fiato davvero, situazioni incredibili, eventi che si mescolano, rapporti tra i protagonisti... ma questo non basta a togliere l'impressione di un realizzato svogliatamente o che comunque aveva innescato altre aspettative.

Forse azzardo, ma dico che il vero primo blockbuster della stagione non ha convinto, e intanto in lontananza si vedono già le vele dei Pirati e le armature di Transformers….