giovedì 19 aprile 2007

Film al cinema: L'ultimo inquisitore


Spagna, 1792. Il pittore Francisco Goya gode del suo momento di gloria grazie alla nomina di "pittore di corte", nomina che gli permette di mantenere la sua vena artistica dipingendo il desolante scenario dela guerra e delle misere condizioni di vita cui è costretto il suo popolo. Un giorno, la sua musa ispiratrice - l'adolescente Ines - viene ingiustamente accusata di giudaismo e imprigionata dalla Santa Inquisizione. Durante la prigionia incontrerà fratello Lorenzo, astuto ed enigmatico membro dell'Inquisizione che abuserà della sua ingenuità per sfruttare il proprio potere ecclesiale. Ma un'incredibile vicenda costringerà l'uomo ad allontanarsi dalla Spagna, per farvi ritorno quindici anni più tardi sotto una veste completamente nuova.


Il ritorno di Milos Forman lascia con l’amaro in bocca per il film che poteva essere, anzi, per il capolavoro che poteva essere e che invece non è, restando imploso in sé stesso, in troppi sottotesti e forse con troppe ambizioni, alcune lecite e ben sviluppate, altre che invece sovraccaricano la storia.
Il risultato è uno di quei filmoni storici “come non se ne fanno più”, con ottime ricostruzioni della Spagna a cavallo tra due secoli, tra Inquisizione e Illuminismo, fede e ragione, nella morsa di sangue fra monarchia e rivoluzione, il tutto narrato attraverso diversi punti di vista: il pittore Goya, la sua musa Ines, la famiglia di lei, l’ambiguo padre Lorenzo…

Tutto questo è molto appetibile, ma cosa non giova al film? Cosa ne rallenta la messa in moto? Una narrazione convenzionale e l’idea di un’opera purtroppo un po’ confusa, riuscita in pieno nel dettaglio, nella singola scena, nel momento limitato alla singola scena, ma non nel complesso, il quadro generale è sfuggevole, si perde qua e là e soprattutto sbanda di molto dopo il salto temporale di metà film.

Cosa si ricorda di questo Goya’s Ghost?
Una sequenza finale da antologia che incanta e lascia basiti per la sua resa (il vero Milos Forman è lì, in quello sguardo, in quelle mani che si tengono, in quella carrozza e in quella cantilena di bambini….), i titoli di testa con le “pitture nere” di Goya, inquietanti e angosciose nella loro crudeltà tra l’ironia e la critica sociale dei tempi, le sequenze del pittore al lavoro (sia nella preparazione minuziosa dell’acquaforte, sia nelle pennellate tra laboratorio e palazzo imperiale) e …una luce, una ragazza, una donna:
Natalie Portman!

La adoro con tutte le mie forze, e non sono di parte se dico che in questo film è fenomenale. Interpretazione perfetta, addirittura tre (ripeto, tre!) ruoli in un solo film, e tutti coinvolgenti, appassionanti, addirittura commoventi per la loro tragicità e dolore umano. La ragazza timida aristocratica, la donna perseguitata dall’Inquisizione in preda al delirio, la prostituta che cerca solo il migliore cliente. Le migliori pennellate del regista e della sceneggiatura sono tutte per lei.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Uhm ho visto il trailer qualche giorno fa e devo dire che mi ispira parecchio... sarà perchè c'è la Natalie... sarà che amo i film in costume... sarà che amo i film che raccontano di artisti... ma... mi piace! eheheh...
ciao dieghinoooooo
baci baci baci
Federica

Anonimo ha detto...

la natalie è la natalie, cresce in ogni film. Ed è un bel fior, il che no gausta mai eheh!
[fede ma pure qua... miii ;)]